Comunità di persone, non un territorio
in questo momento di passaggi per me, mi sto accorgendo come il mio modo di pensare alla parrocchia e di conseguenza all’unità pastorale è quello territoriale anninistrativo, con tanto di confini numero di abitanti ecc.. come da annuario della diocesi. E se invece cominciassimo a prendere sul serio l’invito del papa… a non occupare spazi, a non guardare al territorio?
E pensare alle persone che fanno semplicemente riferimento in quel luogo, quindi a un gruppo di persone che si ritrovano in quella comunità? Ai legami che uniscono e fanno lavorare insieme le persone? Forse c’è da riscoprire il vero senso del dire: “la chiesa non di monteccchia ma in Montecchia” volendo sottolineare anche a parole chie si pensa a quelle persone che fanno gruppo, comunità, in un luogo che diventa solo indicativo non più sostantivo!
Il tempo è superiore allo spazio
Dio si manifesta in una rivelazione storica, nel tempo. Il tempo inizia i processi, lo spazio li cristallizza. Dio si trova nel tempo, nei processi in corso. Non bisogna privilegiare gli spazi di potere rispetto ai tempi, anche lunghi, dei processi. Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi. Dio si manifesta nel tempo ed è presente nei processi della storia. Questo fa privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove. E richiede pazienza, attesa.
A. Spadaro, Intervista a papa Francesco, «La Civiltà Cattolica», III (2013), p. 468. Oppure cfr l’evangelii gaudium di papa Francesco n°222-225
Quindi se smettessimo di voler occupare spazi ( strutture, e luoghi di decisione) e ci dedicassimo alle persone, alla comunità… per generare processi di vita per i giovani e la gente che ancora fa riferimento alla chiesa?
Questo modo di vedere e pensare, credo, possa scardinare alcuni assilli ( di controllo, di edificazione e mantenimento strutture) e liberi la mente e il cuore per impegnarsi a generare processi.
Quali processi da generare?
Dai primi incontri sembra delinearsi la necessità di generare un processo che coinvolga i giovani quali soggetti del loro futuro e quello delle nostre comunità!
Un altro processo da generare è quello che aiuti le persone non semplicemente uniti (?) perchè occupano uno spazio vicinno, ma perchè hanno instaurato un legame forte di comunione, di fede e di solidarietà reciproca!
Generare un processo che aiuti a riconoscersi come unità pastorale al di là degli spazi e dei confini altrimenti non andremo da nessuna parte.IL campanilismo c’è ed è legato direi per antonomasia allo spazio. Noi dobbiamo attivare altro che leghi le persone… liberarle dal luogo di provenienza per farle appartenere alla stessa famiglia legata dalla stessa fede!
Una volta trovati i processi da generare .. l’importante sarà trovare le modalità per avviarli…
Questo credo che dovrà essere fatto assieme a tutti gli uomini e donne che Dio ama, per citare il vangelo e la liturgia!