17 Luglio 2021

Esperienze Pastorali 4.0

By Adriano Preto Martini

IN AGGGIORNAMENTO Un testo che dopo la lettura stimola veremente a guarda avanti.. senza paura e con coraggio per passare dall’idea ammetto molto presente anche in me… diventa adulto e sarai cristiano… al diventa cristiano e sarai adulto.

Con calma cercherò di approfondire quanto presente ne testo credo aiuti molto a programmare la pastorale per i prossimi anni.

L’autore ci aiuta a far capire come molte delle risposte alle domande che l’uomo si faceva , ora cadono nel vuoto.
La paura della morte, la responsabilità di essere adulto non fanno più parte dei problemi umani.

Il primo capitolo:
Il futuro della Chiesa. Senza giovani e senza donne.
Una esplicita accusa verso quello che la pastorale sterile e inerte ha portato, per paura del cambiamento. I dati sociolgici della realtà sono drammatici, ma si finge di non vedere di non capire. Scandali, ricchezze, cattivi esempi, annaquamento del messaggio cristiano, un moralismo esasperato … hanno inciso sulla base credente oramai da più di 50 anni. Perchè non si vede.. rifugiandoci a microscopici segnali positivi…

il secondo capitolo:
L’impasse: «rispondere a domande che nessuno si pone»(Evangelii gaudium, n. 155)
Dal constatare che per la prima volta nella storia forse i vertici vaticani , papa Francesco, sono più avanti e propensi al cambiamento della base, che invece resiste a tutto! Il si è sempre fatto così è la cosa più mortifera che si possa continuare a fare! Non tanto un’epoca di cambiamenti , ma un cambiamento di epoca, dove la crestianità non esiste più, dove è necessario cambiare la mentalità… perchè la chiesa non riesce più a dare i significati ultimi e le risposte alle loro domande vitali! Tornare a annunciare Gesù, il vangelo… sembra semplicistico invece è fondamentale.
Aspetto problematico: LA risposta costante a domande che nessuno si pone in quanto sono domande che nessuno si pone più! E’ necessario far sorgere

domande nuove con le quali è d’obbligo confrontarsi per poter cogliere l’insufficiente mentalità pastorale sin qui ereditata e avviarne una efficace ridefinizione in grado di mettere in reale contatto i vissuti quotidiani della gente con Gesù e con il suo Vangelo.

-Il cambiamento d’epoca. L’emancipazione dell’uomo comune.
il cambiamento d’epoca che è avvenuto se capito aiuterà gli operatori pastorali a cambiare mentalità, così da riuscire a corrispondere alle domande realmente presenti nel cuore e nella testa degli uomini di oggi. favorendo così l’incontro dei loro contemporanei con Gesù e con la gioia che da quelli’incontro sempre promana. attraverso vecchi ( magari riconfigurati) e nuovi gesti, pratiche e riti…
Cambiamento d’epoca, perchè oggi viviamo nella postmodernità che porta una qualità differente dell’essere al mondo degli attuali cittadini occidentali rispetto agli anni 90.
C’è differenza tra noi e i nostri nonni, oggi in questa postmodernità vi è una ri – creazione dell’umano.

  • Non abbiamo più bisogno di Dio ( Darvin, Froid, Nietzsche)
  • nnon abbiamo più bisogno di una verità unica ( le ati si affrancano da Dio all’inizio del 900)
  • non abbiamo più bisogno della natura e delle sue leggi ( nasce l’età della tecnica)
  • Non abbiamo più bisogno di destini segnati ( rivoluzione culturale del 68, emancipazione sessuale e culturale della donna, rifiuti delle categorie del sacrificio…)
  • non abbiamo più bisogno del vincolo della legge
    attorno agli anni novanta le istituzioni pubbliche a causa di scandali e corruzione vengono ricondotte alla sfera di naturalità, di creazione unana , possibili di fallibilità e corruzione… e poco dopo la stessa sorte toccherà al clero.
  • non abbiamo più bisogno dell’appartenenza sociale ( rivoluzione digitale, che porta una quantità enorme di notizie per cui ognuno può formarsi e informarsi da se. più che l’appartenenza sociale si è preoccupati della propria immagine social )

-L’adorazione della giovinezza. Una “rivoluzione copernicana”

Insieme a papa Francesco, abbiamo potuto evidenziare che la ragione di questa incredibile situazione, che con-traddice la verità stessa della parrocchia — che è appunto un voler stare accanto a tutte le persone e lungo tutte le fasi della loro esistenza — sta nel fatto che essa continua a rispondere a domande che nessuno pone più. E che è forse proprio un tale atteggiamento che si trova alla base di ciò che abbiamo deciso di indicare quale “follia” della pastorale attuale: cioè quel tratto di insistenza su uno stile di pensiero e di azione che ha provocato e continua a provocare gli esiti infelici sinora ricordati, con la speranza (vana, ovviamente) di ottenere risultati diversi. È perciò tempo di cambiare. È tempo di andare incontro alle domande che oggi le persone si pongono, favorendo la possibilità di un loro incontro con il Vangelo di Gesù. E le domande che le persone oggi si pongono derivano dal loro modo nuovo di stare al mondo conseguente a quel cambiamento d’epoca che è dato dall’avvento della cultura postmoderna E che abbiamo già indicato come emancipazione dell’uomo comune.

Elementi che caratterizzano la vita concreta dell’uomo comune del nostro tempo:

  • la carica degli immortali ( incredibile longevità, molti anni di vita che da un senso altro dell’esistenza, non solo più vita , ma anche più vite, più possibilità, più opzioni, più ripartenze. Specie per gli adulti di oggi per cui ogni giorno è buono per farsi una vita nuova!
  • mai così liberi
    libertà di pensiero aiutati anche dal digitale, libertà di movimento . Libertà di tempo ( per sè) per i maschi , ma ancora di più per le donne grazie agli elettrodomestici, ma ancor di più a quello che significano pillola e accesso alla cultura. e tutto quello che sta succedendo attualmente con il genere!
  • adorazione della giovinezza
    l’investimento del desiderio di tutti nei confronti della forma giovane dell’umano
    non è più la vita adulta a rappresentare il polo di arrivodell’esperienza umana,è la giovinezza ad assurgere a luogo di attrazione di ogni energia umana: a luogo dell’umana adorazione. NON CEDERE SULLA TUA GIOVINEZZA è il comandamento dell’uomo e donna comune. essa è potenza, libertà, forza, attrazione, possibilità di vita nuova e di nuove vite!

-Diventa adulto e sarai cristiano. La grande scommessa ( persa!)
La categoria adulto è completamente cambiata e ha solo aspetti negativi .. tanto che si muore sempre “giovani”.
Nessuno vuole entrare a far parte del mondo adulto fatto di responsabilità scelte ecc a senso unico …

Una lucida pagina di Francesco Cataluccio fissa bene il senso di una tale rivoluzione:
Oggi però la gioventù non è più una condizione biologica, ma una «definizione culturale». Si è giovani non in quanto si ha una certa età, ma perché si partecipa di certi stili di consumo e si assumono codici di comportamento, di abbigliamento e di linguaggio. Ciò sfuma o cancella il confine biologico e crea figure ibride di adolescenti invecchiati, di adulti-adolescenti, di giovani permanenti. La risposta sull’identità viene rinviata nel tempo perché mancano momenti espliciti di passaggio che permettono la prova e l’incontro con il limite. [.. .] Ormai è evidente che il Novecento è stato anche il secolo, breve o lungo che si voglia, dove ha tragicamente trionfato l’immaturità: il secolo di Peter Pan. Il culto della fanciullezza si è trasformato e radicalizzato: gli adulti sono spinti a conservare la loro giovinezza, a «pensare giovane», a comportarsi e vestirsi come ragazzi. Il fanciullo è stato imposto come paradigma di un essere ideale’.

mentre l’agire ecclesiale è fermo, non ha fatto i conti con l’esclisse dell’adulto. Anzi da sempre vi è l’idea che se si costruisce l’adulto ci sarà anche il cristiano. Sembra così che la vita di fede cristiana diventi un valore aggiunto alla vita adulta…a ahimè adulto che oramai è solo un pallido ricordo…

molta pastorale era incentrato sul ” ricordati che devi morire” e alla domanda che la morte porta con se…e della vita come sacrificio.. cose oramai lontane dall’esperienza dell’uomo comune maschio in particolare. Per le donne l’esaltazione del culto di Maria … fondamentale per l’umanità , ma di una importanza non riconosciuta se non da Dio, e quindi ad esso obbediente …

Ecco quindi i principali elementi della mentalità pastorale del passato pienamente coerente con la domanda di senso prima evocata: il costante ricordo della patria celeste, il culto mariano e una visione della storia universale dell’umanità sostanzialmente legata al tema del peccato e della colpa. È da questa costellazione che derivano le decisioni e le azioni concrete della vita parrocchiale: il suo stile, in una parola, fatto di riti, ritmi e una certa routine di abitudini. ORA in modo inequivocabile, è il dato per il quale la presente condizione adulta non pone più la stessa domanda di senso che poneva sino a pochi decenni fa

-Diventa cristiano e sarai adulto. Invertire la marcia
Vita lunga e morte che non spaventa, emancipazione doppia delle donne , sapere infinito per cui l’uomo di oggi ha a sua disposizione più risposte che domande … non c’è bisogno di catechista o parroco per trovare una storia di salvezza in giro… Così vi è una matalità pastorale dedita ESAGERATAMENTE alla CURA DEI PICCOLI senza entrare in merito alla qualità della catechesi spesso scolastica, improvvisata legata a i sacramenti o nel miglior dei casi a formule da imparare a memoria… DUPLICE EFFETTO NEGATIVO: Non si è capito che l’adulto non appartiene più al mondo religioso cristiano… come detto sopra e che vi è un’adorazione della giovinezza che fa dei bambini degli intoccabili ! La catechesi fallimentare è la riprova del cambiamento d’epoca!

Per questo non si può più pensare all’azione pastorale secondo l’assioma “Diventa adulto e sarai cristiano”. È urgente compiere un cambiamento e fissare come principio primo della mentalità pastorale che deve guidare la comunità ecclesiale oltre le secche dell’ora presente quest’altro assioma: “Diventa cristiano e sarai adulto”.

Ecco allora la “rivoluzione copernicana” alla quale è indifferibile sottoporre la mentalità pastorale ricevuta: non si può più scommettere sull’accesso all’età adulta quale luogo/tempo per diventare cristiani, cioè per cogliere la convenienza delle pratiche e delle parole cristiane per una vita dignitosamente vissuta. Si deve mettere in primo piano il compito di creare le condizioni affinché chiunque si affacci nella concretezza della vita ecclesiale possa diventare cristiano. E, come vedremo nel prossimo capitolo, diventare anche adulto.

Potrà sembrare strano, chi scrive ne è profondamente consapevole, ma non possiamo non registrare che le nostre parrocchie non sono al momento luoghi dove si possa “diventare cristiani”, incontrandosi con Gesù e sperimentando una forma di innamoramento di lui. Esse, infatti, presuppongo che il luogo dal quale arrivano i suoi principali “clienti” — i piccoli appunto — siano famiglie composte da adulti già intonati cristianamente e che il luogo al quale sono naturalmente destina-ti, il luogo del loro diventare adulti, possieda da sé le dinamiche giuste per un’effettiva messa a cottura di quella che a questo punto possiamo definire l'”infarinatura” cristiana offerta nel tempo dell’iniziazione cristiana. Questi due pre-supposti oggi non sono più semplicemente dati e si deve agire di conseguenza.

QUI SI DIVENTA CRISTIANI

Non c’è più tempo da perdere allora… tutti, ma proprio tutti, dentro e fuori la comunità ecclesiale, devono d’ora in poi poter decifrare il senso di ogni azione pastorale come finalizzata alla possibilità di diventare cristiano per chiunque lo desideri. Catechismo, sacramenti, santa Messa, preghiere, devozioni, novene, incontri dei giovani, Grest, campi estivi, vita di oratorio: tutto è chiamato ad essere segno di un “Qui si diventa cristiani”, che è cifra della mentalità pastorale che attende di venire alla luce.

“Di-venta cristiano e sarai adulto”. Abbiamo già segnalato quanto la modifica delle condizioni di vita degli adulti delle due generazioni postbelliche abbia pure comportato un profondo slittamento di significato e di valore di ciò che si definisce “adultità”: e dunque un’eclissi totale dell’adulto. Nel senso di un suo totale rigetto. Nessuno ha più intenzione di investirsi totalmente nella logica delle responsabilità e della cura degli altri, rinunciando ai pro-pri spazi d’azione. Per questo la condizione dell’adulto non rappresenta più il luogo del possibile desiderio umano. Tutti desiderano, al contrario, restare giovani per sempre.

-La gioia di dare gioia. Per non buttare via il bambino con l’acqua sporca

-Cambiamento di mentalità pastorale. Dall’imbuto all’incrocio

-La leva di Archimede: Gesù, l’uomo della gioia e la gioia dell’uomo

-La Chiesa del futuro. Dieci cose che si possono fare subito