Felicità
“Ci sono cose che accadono un giorno e durano giusto il tempo di essere ricordate per sempre. E non so se le parole siano lo strumento adatto, non sono sicuro che siano in grado di avvicinarsi a descrivere certe sensazioni. Non sai cosa siano, da dove arrivino, ti rapiscono ma sono inafferrabili, ti formano ma sono informi, ti contengono e sono incontenibili, assolutamente deludenti se provi a vestirle di grammatica. Ci vorrebbe un sommo poeta per compiere l’impresa o, al contrario, bisognerebbe scegliere il mutismo per rispettarle, ma così dovrei rinunciare a condividere un’esperienza toccante.
Quella che io chiamo “la mia finestra sull’infinito” si aprì nel luglio di qualche anno fa, mentre mi trovavo in vacanza in una splendida località di mare del Cilento.
La mattina mi svegliai stranamente alle cinque, fresco e riposato, e andai a passeggiare sulla spiaggia, mentre il sole si affacciava timidamente alle mie spalle.
Sarebbe potuta sembrare una solitaria camminata in riva al mare, ma avvertivo dentro di me qualcosa di inedito, che non avevo mai provato prima.
I miei sensi erano esageratamente amplificati: i suoni, gli odori e tutto quello che osservavo li percepivo in maniera diversa dal normale, come se mi risuonassero dentro.
Tutto intorno a me sembrava pulsare, traboccante di vita.
Non stavo camminando, galleggiavo nell’aria, leggero come una piuma.
Non stavo nuotando fra le onde, sentivo di essere parte del mare, avvolto e protetto da una calda placenta, come fossi tornato nel grembo materno.
I miei occhi erano nuovi, in qualche modo vergini, e si stupivano di ogni cosa animata e inanimata. L’esistenza, la consistenza, la funzione delle cose mi apparivano sbalorditive.
Mi sentivo un alieno appena atterrato sul pianeta Terra: osservavo meravigliato gli alberi, gli altri esseri umani, come se fosse la prima volta che li vedevo.
E poi il cibo, il vino, l’acqua avevano un sapore più intenso.
Ricordo che le persone accanto a me beneficiavano di questo mio cambiamento, che mi rendeva più gentile, amorevole e soprattutto attento.
Più mi sentivo felice, più la mia felicità diventava contagiosa, espandendosi in onde benefiche su chiunque entrasse nel mio raggio. L’idea di morire non mi spaventava, perché sentivo di essere “eterno”.
Non avvertivo mediocrità, finitezza, mortalità. C’era qualcosa di superiore, qualcosa che sorpassava di gran lunga la bellezza del panorama, direi una gioia assoluta indipendente dalla contingenza.”
…
“Posso dire che, da allora, non ho mai smesso di cercare la maniglia di quella finestra, per sperimentare anche solo un’altra volta la profonda connessione con il Creato, uno stato di grazia, un risveglio, un’illuminazione. Né scienziati né medici né uomini di fede avrebbero potuto misurare o catalogare quello che stavo vivendo e che ancora oggi non saprei definire in alcun modo.
Me sono dovuto inventare uno. L’ho chiamato HappyNext: la prossima felicità.”
Passi di: Simone Cristicchi. “Happynext”. Apple Books.